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foto © Fabio Renzo

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Fabbrica e Museo della Liquirizia Amarelli

La liquirizia, ricavata dalle radici di una pianta officinale dai fiori azzurrognoli che cresce sulle sponde argillose dei fiumi, dopo l,essicazione e un lungo processo di lavorazione diventa ingrediente per dolci, caramelle, pastiglie, tisane. Famosa per i suoi effetti benefici per la salute, cura la tosse, le intossicazioni alimentari, i disturbi del fegato e della digestione.

Nella fabbrica della famiglia Amarelli si assiste all’antico processo di lavorazione artigianale della liquirizia, che, dopo la raccolta e l’essicazione, esce dalla fabbrica sotto forma bastoncini, spezzatina, praline, pastiglie per essere esportata, richiestissima, in tutti gli angoli del mondo.
Il Museo della Liquirizia di Rossano, ospitato in un antico palazzo quattrocentesco, è l’unico in Italia ad esporre al suo interno gli attrezzi utilizzati nell’estrazione della radice da cui si ricava la liquirizia, nella lavorazione e nella commercializzazione e, oltre ad abiti, oggetti, manoscritti legati alla famiglia Amarelli, impegnata sin dal 1500 nella produzione della celebre omonima liquirizia.


gigantiGiganti di cozzo del pesco Oasi WWF

A pochi minuti di auto dalla monastero della Madonna del Pathirion si ergono i Giganti del Cozzo del Pesco, castagneti secolari oggi Oasi Naturalistica protetta.
Adagiata sull’altura di Cozzo del Pesco, a circa 1000 m. s.l.m. e in posizione dominante sulla valle del Cino, l’area, che si estende su una superficie di quasi 8 ettari, la monumentale foresta è costituita da 80 maestosi alberi, castagni, aceri e querce, della circonferenza di oltre 7 m. e con un’età media di circa 700 anni.
Un piccolo rifugio del WWF protegge l’antico castagneto. Tra i castagni crescono anche aceri di monte, carpini neri, pini larici e cerri, tutti secolari e di dimensioni ragguardevoli, rifugio anche di una fauna numerosa e importante, che comprende il cinghiale, il lupo, il tasso, la faina e la donnola e, per gli uccelli, il picchio nero, la poiana e la ghiandaia.


sibariParco archeologico e Museo di Sibari

L’area del Parco Archeologico si estende per 168 ettari e vede la sovrapposizione delle tre città susseguitesi: la Sybaris arcaica VIII sec. a.C., la Thourioi ricostruita dagli ateniesi nel V secolo a.C. e la romana Copia del III secolo a. C.

La visita al Parco Archeologico permette di ammirare l’intero quartiere artigianale della Sybaris arcaica denominato Parco dei Tori, come i resti del teatro romano del I secolo d.C., le terme e le tabernae sempre di epoca romana e la grande villa urbana, la domus, con pavimenti a mosaico. Non lontano il Museo Archeologico, dove sono esposti i reperti dell’area di scavo propria del vicino Parco Archeologico, come antefisse, monete e statuette fittili e la famosa statuetta in bronzo del Toro Cozzante, ritrovata recentemente in un edificio dell’antica colonia romana Copia e risalente al V secolo a.C.
Il reperto è considerato dagli studiosi la scoperta più importante per quanto riguarda la bronzistica dopo i Bronzi di Riace.


Castello_corigliano_cCastello di Corigliano

Il Castello fu edificato da Roberto il Guiscardo dopo la conquista normanna fra il 1064 e il 1080 nella Valle del Crati, per controllare e assediare le città e i territori circostanti; tra questi la vicinissima Rossano bizantina. Il Castello, costruito originariamente a mo’ di fortezza, utile solo per il ricovero delle sentinelle e dei corpi di guardia, subì una serie di trasformazioni che ne mutarono e ampliarono la struttura originaria, in particolare nel periodo angioino e aragonese.

Il Castello di Corigliano è tutto visitabile: al primo piano si trovano le antiche prigioni usate anche come dispensa-cantina e il pozzo per la raccolta dell’acqua necessaria agli usi domestici; il secondo piano detto “ammezzato” è raggiungibile oltrepassando il ponte levatoio, il terzo piano è quello Nobile perché di rappresentanza, dove si trovava la Sala del Trono e il magnifico Salone degli Specchi ed infine al quarto piano si trova la Sala della Servitù.